La riassicurazione lavora su scenari estremi e di difficile definizione: è molto complesso effettuare delle previsioni attendibili, non trovarsi con perdite improvvise e colossali e offrire dei buoni servizi ai propri clienti. Il pane quotidiano dei riassicuratori sono terremoti, uragani, tornado, alluvioni, attacchi terroristici, scenari di guerra nucleare: insomma, tutte situazioni emotivamente difficili da affrontare e materialmente molto gravose, rispetto alle quali è necessaria una grande capacità organizzativa ma anche una certa empatia non disgiunta dalla possibilità di ottenere profitti in modo eticamente corretto.
Senza contare che i rischi riassicurati cambiano costantemente, perché cambia lo scenario di riferimento. Prendiamo quelli connessi agli attacchi terroristici. Del tutto nuovo e diverso è il panorama mondiale odierno, ben diverso da quello di anche pochi anni fa. Pensiamo alla Francia, agli allarmi registrati nel Paese e al livello di guardia che si è raggiunto negli ultimi mesi: anche il sentire delle persone comuni influenza i rischi (e i premi) riassicurativi.
La prevenzione resta l’arma più efficace anche secondo le compagnie riassicurative, che tuttavia non possono fare a meno di confrontarsi con i nuovi pericoli, individuati soprattutto nel terrorismo nucleare e nelle grandi catastrofi ambientali (prime fra tutte le alluvioni), strettamente legate ai cambiamenti climatici in atto.