Prime stime dei danni in Giappone, anche per le assicurazioni una tragedia epocale
Mentre ancora il mondo è con il fiato sospeso circa la sorte dei reattori nucleari e dei sopravvissuti al terremoto e al devastante tsunami che hanno colpito il Giappone, iniziano a farsi sentire i primi contraccolpi economici di due eventi che segneranno per sempre la storia del Sol Levante e del mondo intero. Anche le compagnie assicurative, costrette dalla criticità del momento, iniziano ad elaborare le prime stime in merito ai danni subiti dal Paese asiatico lo scorso 11 marzo. È prevedibile con una certa ovvietà che vi saranno pesanti perdite per le compagnie assicurative e riassicurative internazionali ma l’impatto certo sul mercato non può ancora essere previsto in modo concreto.
Molti, infatti, sono i fattori che incideranno su questo e su altri aspetti della complicata questione, non da ultima una stima sull’effettiva penetrazione delle coperture assicurative a sostegno di industrie e attività commerciali.
Quello che si può facilmente notare, infatti, è che non sono molte le assicurazioni per la tutela da disastri come quello appena accaduto ad essere vendute in Giappone: sicuramente, questa considerazione si tradurrà in un dato positivo per le società d’assicurazione, che si ritroveranno con minori indennizzi da dover erogare. Tuttavia, il problema si sposta, ma non scompare, dato che diventa appannaggio esclusivo di chi è stato vittima delle forze della natura e poi, probabilmente, lo sarà anche di quelle economiche.
Per quanto dichiarato da parte dei principali analisti e risk manager mondiali, comunque, la catastrofe in Giappone sarà una delle tre più onerose al mondo per ciò che concerne i danni assicurati. Infatti, le porzioni di territorio coinvolte sono amplissime e la popolazione, a propria volta, raggiunge delle cifre spaventose, sia dal punto di vista delle vittime e dei dispersi, sia degli sfollati e dei sopravvissuti che hanno però perso tutto.
Per quanto riguarda la penetrazione delle coperture, invece, bisognerà sottolineare che si tratta spesso di polizze poco presenti già a partire dai portfolio aziendali, dunque davvero con un grado di penetrazione bassissimo nei confronti della popolazione.
Raramente, infatti, a meno che non si parli di multinazionali, esiste una certa attenzione a ciò che potrebbe essere la richiesta di copertura a per la mancata produzione in caso di catastrofe naturale, terremoto o alluvione.
Nonostante sia, quindi, ancora troppo presto per parlare di dati ufficiali, e probabilmente anche di quelli non ufficiali, Robert Hartwig, in qualità di presidente dell’Insurance Information institute, ha già annunciato che le ripercussioni avverranno a livello mondiale e sia sul mercato riassicurativo internazionale sia sul mercato interno e su quello, almeno potenzialmente, dei cat bond.
Tra le stime complessive, figurano in modo particolare quelle avanzate dal colosso Holborn Corp, che si azzarda in una previsione superiore ai 10 miliardi di dollari, ma c’è anche chi ipotizza cifre ben superiori, partendo da una base di 15 miliardi di dollari.
Resterà ancora da valutare quello che si determinerà in base agli accadimenti nella centrale nucleare e alle sue ripercussioni sulla salute dei cittadini e sulla fornitura energetica del Paese.