Un disastro ambientale senza precedenti, quello che si è verificato nel Golfo del Messico, a causa della fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Bp danneggiato.
Sebbene sembrerebbe funzionare, almeno stando alle notizie delle ultime ore, quella specie di “tappo” posta a contenimento del greggio nelle profondità marine, il conto presentato alla società petrolifera resta molto salato, anche se niente in confronto a quello che sta pagando l’intero ecosistema marino.
Le ripercussioni economiche sono gravissime, anche per quei soggetti non direttamente interessati dalla catastrofe ambientale, ma toccati dai danni a catena che si stanno generando. È il caso delle grandi compagnie assicurative, che stanno facendo i conti con ingenti perdite, addirittura calcolate intorno ai 3.5 miliardi di dollari. Tuttavia, queste cifre sembrano ridicole in confronto a quello che potrebbe accadere nel caso in cui, sulla zona, si abbattesse un uragano di quelli che spazzano le coste del Golfo del Messico in questo periodo. Le probabilità che tal evento naturale si verifichi restano molto alte, perché è in queste settimane che inizia, per così dire, “la stagione atlantica”. Purtroppo un uragano spingerebbe il petrolio verso la costa e addirittura nell’entroterra, facendo schizzare alle stelle le richieste di risarcimento per danni.
E non c’è da stare allegri, considerando che le compagnie assicurative coinvolte sono tra le principali del mondo occidentale: Munich Re, Swiss Reinsurance, Lloyd e American International Group.