Incredibile a dirsi, ma i pirati e la pirateria sono sopravvissuti nei secoli, tanto da giungere fino ai nostri giorni. Certo, si tratta comunque di un diverso modo di operare – i pirati moderni sono dotati di avanzate tecnologie – ma lo scopo resta più o meno lo stesso del passato: intercettare navi mercantili e depredarle del carico, oppure trattenere in ostaggio la ciurma e chiedere un significativo riscatto per ciascuno dei suoi componenti.
Il brigantaggio del mare è un fenomeno dilagante, che trova ripercussioni dirette nel mondo economico e in quello assicurativo, tanto da essere al centro di convegni e seminari in Europa come in Italia e nei Paesi maggiormente coinvolti in questi assalti.
Il 2010, a fronte di un periodo abbastanza tranquillo negli anni precedenti, ha visto una nuova escalation negli attacchi, che si stanno succedendo al ritmo di quasi una nave al giorno. Questo fenomeno è abbastanza complesso, ed investe anche la sicurezza degli equipaggi a bordo: per questo motivo, è necessario trovare delle soluzioni e studiare delle nuove sinergie, che portino alla riduzione di questo genere di “incidenti”.
Pochi giorni fa, ad esempio, si è tenuto un’importante tavola rotonda a Roma, presso la sede dell’Istituto Italiano di Navigazione, improntato proprio alla ricerca di nuove e più determinanti azioni da intraprendere contro i predoni del mare.
Le aree del mondo a rischio sono numerose, difficile stilare una lista completa. Sicuramente, possiamo mettere in evidenza come ai primi posti figurino le coste al largo della Tanzania, del Kenya, della Somalia, della Nigeria, tutto il Corno d’Africa, il mare Arabo, i Caraibi, le acque del Sud America.
Tutte aree in cui i traffici mercantili sono imponenti: basti pensare che per il golfo di Aden passa il 15% delle merci scambiate in tutto il mondo e oltre il 30% delle petroliere che trasportano il greggio nei Paesi del Mediterraneo.
Anche gli aiuti umanitari devono scontare la difficoltà incontrata sul mare e sempre meno riescono a raggiungere le coste delle nazioni alle quali sarebbero diretti. Senza contare i problemi che possono crearsi per l’ambiente, qualora le navi colpite in fase di attacco subiscano danni allo scafo e riversino in mare parte delle merci trasportate.
La diretta conseguenza di ciò è l’incremento dei costi per le assicurazioni mercantili, quelle che le navi da carico stipulano per garantirsi il rimborso dei danni in caso di sinistri. I pirati moderni si dimostrano aggressivi e con pochi scrupoli: dunque, deve essere necessariamente concordata una strategia da parte degli attori coinvolti per cercare di mettere un freno al problema, arginandolo se non estinguendolo definitivamente. Tra le diverse richieste avanzate dagli armatori, forte è quella riguardante l’offerta delle compagnie d’assicurazione, poco inclini ad includere la pirateria nella casistica passibile di rimborso.
Tuttavia, non sempre ciò corrisponde a vero: infatti, esistono delle società assicurative che propongono prodotti specifici, come nel caso dell’Ipsema che ha deciso di estendere le proprie coperture assicurative anche al caso pirateria, tutelando tutte le navi italiane che si trovano a percorrere quelle rotte maggiormente a rischio. Ricordiamo che il supplemento da versare, rispetto al premio base, è del 5%.