Da poco ha visto la luce, ma già non piace a molti: stiamo parlando dell’agenzia nazionale antifrode, in realtà ancora in fase di creazione da parte del governo ma arrivata, ormai, ad un punto decisivo di svolta. Un punto nel quale convergono gli interessi di chi opera nel settore delle assicurazioni così come quelli portati avanti da parte delle associazioni dei consumatori. Una necessità che diventa virtù, visto che le critiche al sistema andrebbero tutte nella direzione, invero già tracciata, di apportare dei reali benefici nelle tasche degli italiani, stanchi di essere soggetto passivo di rincari ai quali diventa impossibile opporsi.
Un’urgenza di fronte alla quale non è più possibile fare orecchie da mercante: le assicurazioni rc auto, nel nostro Paese, aumentano senza conoscere alcuna tregua e poco conta che un coro si levi a dimostrare come sia diminuito, nel corso del tempo, il numero di incidenti.
Le compagnie continuano ad attribuire la causa di tali incrementi – definibili come veri e propri salassi da parte degli utenti – alle continue frodi di cui sono oggetto; le frodi pare che aumentino anche a causa dell’innegabile crescita dei premi assicurativi e così via, in un circolo vizioso che davvero sembra così complesso da spezzare.
Ad ogni modo, nelle intenzioni degli enti pubblici chiamati a cercare di fornire una risposta a questa critica condizione, l’agenzia antifrode, o meglio la sua istituzione, sarebbe dovuta essere un deterrente sufficientemente valido, visto il grande dispiegamento di mezzi promesso. Nella realtà, le cose sembrerebbero andare in modo leggermente diverso.
Non che l’agenzia antifrode non fosse già stata presa in ampia considerazione e valutata anche come realmente interessante da parte dei più: il problema sembra sorgere ora, ad un passo dalla sua reale data di entrata in funzione. Infatti, l’architettura stessa della neonata agenzia non parrebbe sufficientemente utile e ben strutturata per affrontare tutte le criticità di un sistema come quello assicurativo.
Le recriminazioni, in tal senso, sono state avanzate a partire dall’Ania, l’Associazione Nazionale delle Imprese Assicuratrici, nelle vesti del suo direttore generale Paolo Garonna. L’amministratore, durante un’audizione avvenuta in Senato, infatti, ha sviscerato le problematiche relative a tale agenzia che, sempre a suo dire, ben poco incisiva può essere proprio dal punto di vista dell’antifrode.
Questo perché l’agenzia non sarebbe stata strutturata come accade nei Paesi più avanzati, ma come un semplice gruppo di lavoro che avrebbe dei compiti prevalentemente di natura amministrativa, addirittura con del personale assunto a tempo determinato e non preparato ad intraprendere una seria lotta all’evasione assicurativa e agli altri doli connessi con tale tema.
Per ovviare a ciò, dunque, occorrerebbe dotare di maggiori fondi, una decisa autonomia anche patrimoniale, una struttura operativa ben focalizzata su dei compiti specifici e del personale altamente specializzato in compiti investigativi. La rappresentanza di personale delle forse dell’ordine, quindi, diventa un’assoluta priorità per evitare la formazione di un organismo sterile e poco utile, nonostante gli ottimi propositi di partenza. Suggerimenti davvero preziosi ma che, al momento, non sembrano aver suscitato un reale cambiamento nei piani organizzativi del governo.